S-11

L’Occidente, a cinque anni dall’11 Settembre, incomincia timidamente a guardare oltre i propri confini per capire le ragioni di quel massacro. In attesa del romanzo di Paul Auster, Brooklyn Follies, in uscita per Einaudi, troverete molti libri sul triste anniversario. De Lillo e Franzen, in Contro-narrazioni americane (Einaudi, pp.180, euro9), hanno raccontato quanto avvenuto ma Ohran Pamuk, in suo articolo, affronta il tema da una prospettiva dislocata, avvertendo che «non sono l’Islam o la povertà in sé a generare supporto ai terroristi. Un cittadino di un paese musulmano sa di vivere in condizioni più dure di un abitante dell’Occidente. Nel contempo avverte che la povertà è in parte responsabilità della sua stessa follia e inadeguatezza, o di quella di suo padre o suo nonno. Il mondo occidentale non capisce il senso di umiliazione».

Ken Loach, in un cortometraggio, ricordò la tragedia di un altro 11 Settembre, quello cileno del ‘73, quando la CIA diresse il colpo di stato contro Allende. United 93 e WTC di Oliver Stone sono fiction patriottiche e inoffensive, mentre Wim Wender ha tutt’altro spessore: «La reazione sovradimensionata è proprio ciò in cui speravano i terroristi. Il nemico è stato estratto dall’oscurità e elevato a fama globale. Mentre gli Usa diventano i poliziotti del mondo, le loro città implodono, il sistema sanitario e quello scolastico si degradano. Impossibile non avere l’impressione che gli americani non siano affatto al centro del mondo. Sono diventati provinciali e disinformati». Immersi nei comodi diritti occidentali, dobbiamo invece approfittare della continua ricerca di consenso attuata dai nostri politici. Se Naipaul, in Fedeli a oltranza (Adelphi, pp.525, euro12), descrive i personaggi attraverso il loro ambiente, altri preferiscono la cronaca. «L’Islam non è solamente una questione di coscienza o di fede: ha aspirazioni imperialistiche», ci avverte il prologo di questo libro barocco e compatto, «senza conclusioni», dall’Indonesia al Pakistan, in una mappa sentimentale del mondo arabo. La paura è il vero motore del secolo, ma «possiamo farci coraggio con un altro 9/11, scritto all’europea. Quando la sera del ‘89 gruppi di cittadini cominciarono a spaccare il Muro di Berlino», lo spiega T.G.Ash in Free world (Mondadori, pp.292, euro10). La vera novità è il contrasto tra Europa e Usa: l’Europa cerca la propria identità e scopre di non essere ancora maggiorenne. Nelle reazioni più esasperate (Fallaci&Co) si avverte una cieca contrapposizione all’Islam, ma chiunque abbia due dita di fronte capirà che per l’Europa sarebbe un suicidio osteggiare gli arabi, considerando i 70 milioni di musulmani turchi, i venti milioni attualmente presenti e i venti milioni russi. Ash descrive due pericoli: «l’opportunismo che spinge a sacrificare la politica estera alla rielezione» e «la follia di far dipendere i rapporti tra gli Stati dalle relazioni personali tra due cocciuti uomini di mezza età». Il consiglio è semplice: «decine di milioni di giovani abbandoneranno l’Oriente per il Medio Occidente, se l’Europa non porterà loro maggiore libertà e prosperità», se la Cina sarà una superpotenza nel 2025, «allora questa è forse l’ultima occasione per Europa e America di stabilire un’agenda» progressista; e invece assistiamo a un’israelizzazione della politica occidentale. L’allargamento dell’Unione, poi, è qualcosa di inevitabile e propizio, ma la scelta di obbligare i pretendenti a adottare diritti umani condivisi va sostenuta: la Turchia non può entrare in Europa solo per la necessità americana di bombardare l’Irak, sarebbe come se l’UE chiedesse agli Usa di accettare il Messico per attaccare il Cile.

Se la letteratura stenta a digerire l’11/9, la filosofia e la saggistica descrivono prospettive più ariose. Mamdani, in Musulmani buoni e cattivi (Laterza, pp.330, euro16), esamina la Jihad, mentre Cesari, in Musulmani in Occidente (Vallecchi, pp.280, euro20), individua nelle metropoli un esempio di convivenza, come anche Riotta nel lucido N.Y. 11 settembre (Einaudi, pp.144, euro8). Zinn, in Disobbedienza e democrazia (Saggiatore, pp.416 euro19), rilancia quegli «anticorpi» che si chiamano «disobbedienza e ribellione», alla base del movimento per i diritti civili. Filosofia del terrore (Laterza, pp.220, euro15) è il volume più profondo in circolazione, una doppia intervista a Habermas e Derrida, in cui il primo punta il dito contro la politica americana, mentre il secondo cerca di analizzare l’evento, denunciando la democrazia “da asporto” e la fine della geografia: il nemico non è più uno Stato. Anche Vattimo ricorda con ironia: «Nella prospettiva di chi guarda le cose dal punto di vista dell’Essere, tutta questa violenza dovrebbe essere inquadrata nel semplice schema atomico-apocalittico. Riduzione delle aree di libertà, radicalizzazione della lotta dei popoli “terzi” contro il mondo del consumo sfrenato non meritano un’analisi specifica. Siamo librati tra l’essere (immobile) e il nulla». Al Qaeda di Jason Burke (Feltrinelli, pp.240, euro16) è invece lo studio più documentato sulla rete del terrore e contribuisce a sfatare diverse inesattezze. Applicare categorie imprecise può costare caro: il nemico non ha gerarchie, sedi o luogotenenti. Nel mondo arabo le parole del saudita evocano un immaginario di eroi e santi, e ciò che dice, nonostante gli sforzi per farlo passare per pazzo, è la pura verità: l’Occidente protegge governi tirannici che affamano il popolo arabo. Gore Vidal, con La fine della libertà (Fazi, pp.121, euro13), mostra il lato oscuro della difesa: la sospensione dell’habeas corpus. Ma il saggio che forse vi colpirà di più è L’arroganza dell’Impero (Tropea, pp.383, euro18), dell’ex-direttore dell’antiterrorismo Micheal Scheuer. Il mondo dopo l’11/9 (Mondadori, pp.380, euro18) di Friedman è invece più avvincente che obbiettivo, mentre Perché il secolo americano? (Mulino, pp.334, euro18) di Zunz studia l’«ingegneria sociale» che creò l’«uomo medio». Chomsky, in 11/9 (Tropea, pp.125, euro16), invita a «discutere le cause», mentre 102 minuti di Dwyer (PM, pp.346, euro18) colleziona documenti sulla sciagura.

(Quotidiano La Provincia 11-9-06)

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