Quaderni di Andrea Emo

Dal mastodontico volume Quaderni di metafisica emerge «l’opposto del dilettante di genio», emerge il «pensatore sistematico» e appartato. Andrea Emo, allievo di Gentile e amico di Savinio, ha affidato le sue riflessioni a un diario. È un pensiero troppo energico per chiudersi in un trattato, quindi esplode in brevi annotazioni nervose o in lunghe argomentazioni raffreddate: «Non è vero che la poesia sia pura fantasia, pura immagine, che la filosofia sia puro pensiero. L’immagine senza pensiero è vuota, il pensiero senza immagine è muto». La poesia è ideogramma, tatuaggio, significato del mondo. Il soggetto, l’ente, afferma subito Emo, si nega conoscendosi e anche il divino è negativo e mortale. Ma attenzione, non c’è piaggeria nel discorso di Emo, in cui nulla è sacro: «Per fede io non intendo una chiesa visibile o un complesso di dogmi ma uno stato di tranquillità». La conoscenza razionale astratta, scientifica, parte dalla negazione del dato, dalla sua dissolvenza, mentre «il mondo è la rappresentazione del nostro toglierci», di noi che siamo «trasmettitori ridicolmente relativi». Viviamo in un’epoca di autoritratti, mentre la vera rappresentazione dovrebbe essere la negazione di sé. «Il popolo italiano è irreligioso… materialista e idolatra e pertanto è come nessun altro soggetto al sacerdozio magico... il rapporto tra filosofia e azione è analogo al rapporto fra teologia e fede». La folla prevede individui «senza aggettivi» e qualità. Lo scopo della filosofia, invece, è quello di «scoprire una idea che rende superflue tutte le altre idee»: una filosofia della scomparsa («l’individualità è la coscienza del proprio togliersi»), dell’annientamento.

Con linguaggio «inaudito» (l’«espressione deve purificare l’intenzione fino a abolirla, fino a vergognarsene») la filosofia afferma “la particolarità dell’io», senza prendersi sul serio: «il problema è essere onesti e felici al tempo stesso. Problema che può condurre all’infinito e anche in prigione».


Andrea Emo

Quaderni di metafisica 1927-1981

Bompiani – 2006

(Quotidiano La Provincia 28-10-06)

Commenti

  1. Ciao.
    Ho scritto anche io qualcosa su Emo:


    Ma è pur sempre vero che di ciò che si ama si può sempre parlare.
    Pur ripetendosi si dicono ugualmente cose nuove, perché il cuore vero è sempre nuovo.
    Andrea Emo è un grande pensatore ignorato. Qualcuno, mi sembra un quotidiano ad alta diffusione nazionale, ha riesumato la sua figura.
    Secondo Emo la Chiesa è stata per molti secoli la protagonista della storia, poi ha assunto la parte non meno gloriosa di antagonista della storia.
    Oggi è soltanto la cortigiana della storia.
    Io non voglio vivere la Chiesa come cortigiana della storia.
    Se Dio è entrato nel mondo non è per essere cortigiano, ma redentore, salvatore, punto affettivo totale, verità dell'uomo.
    Questa passione mi tormenta.
    Nella contingenza di una decisione si può, evidentemente, sbagliare, ma lo scopo per cui agiamo è solo questo: che la Chiesa non sia cortigiana, ma protagonista della storia.
    Questa immanenza della Chiesa alla storia incomincia da me, da te, dove sono,dove sei.

    RispondiElimina
  2. Ciao. Molto interessante il testo che hai postato. Interessante anche il tuo blog

    RispondiElimina
  3. mi affascinano le parole di emo. navigare nei suoi taccuini è come penetrare una foresta

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari